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- La Stampa 5 novembre 2011
I figli delle vittime ieri al convegno sul terrorismo

Da sinistra: Alessandro Santoro, Adriano Sabbadin, Dante
Notaristefano (presidente Aiviter) e Giuseppe Santoro
di luciano borghesan
Torino
Al convegno europeo su «La voce delle vittime del terrorismo» il caso di
Cesare Battisti ha ancora catalizzato l'attenzione. E' una vicenda che
continua a far clamore tra i parenti di uccisi e feriti degli anni di
piombo, e ieri a Torino la presenza di tre figli di due delle vittime
del terrorista rosso ha imposto un'ulteriore riflessione. «L'Italia non
ha ottenuto l'estradizione dalla Francia, poi dal Brasile, ma per di più
a Parigi è stata data la cittadinanza onoraria all'assassino dei nostri
padri, e ora la stessa onorificenza viene proposta anche a San Paolo.
Battisti libero e premiato: il nostro Paese non ha saputo spiegare che
cosa è stato il terrorismo». Parlano così Adriano Sabbadin, figlio del
macellaio Lino ammazzzato a Venezia nel febbraio 1979 e i fratelli
Alessandro e Giuseppe Santoro in memoria di papà Pierluigi, agente di
custodia freddato a Udine nel giugno 1978.
Questa analisi è condivisa da molti degli intervenuti
all'incontro organizzato dall'Associazione Italiana Vittime del
Terrorismo (Aiviter) proprio per capire come valorizzarne la funzione di
contro-narrativa rispetto a quella della propaganda degli ex terroristi.
Gli stranieri delle associazioni nate in seguito alle stragi di Madrid,
Londra, conoscono le terribili realtà vissute nel nostro Paese; la
delegazione francese, ad esempio, è molto solidale, però resta difficile
anche al giornalista parigino Stéphane Lacombe trovare editori per
approfondire la storia di Prima Linea e delle Br. «Sto ricostruendo
l'assalto di Segio & c. alla scuola di amministrazione aziendale di via
Ventimiglia, dove 5 insegnanti e 5 studenti furono messi al muro e
gambizzati», dice Lacombe. «La narrazione - hanno spiegato Alessandro
Melano, autore del dvd in ricordo del presidente dell'Ordine degli
avvocati Fulvio Croce ucciso (1977) durante il primo processo Br - deve
partire soprattutto nel nostro Paese e con la verità delle vittime».
Importante il compito della televisione, «della Rai come servizio
pubblico», hanno esplicitato la regista Giovanna Gagliardo, e il
giornalista-scrittore Stefano Caselli.
Esempi di ricostruzioni dalla parte delle vittime
sono venuti da Giovanni Fasanella, il quale per primo raccolse
interviste di feriti e orfani in «I silenzi degli innocenti», dalla
ricercatrice Agata Serranò, del docente Alessandro Orsini, autore di
libri sul terrorismo italiano tradotti con successo negli Stati Uniti.
«Da questo convegno - hanno concluso il presidente Aiviter, Dante
Notaristefano, e il coordinatore Luca Guglielminetti - si vuole
ripartire con iniziative per diffondere il più possibile le storie delle
vittime, dei sopravvissuti, dei familiari, delle organizzazioni
istituzionali ed accademiche a loro vicine: è possibile costruire una
"contro-narrativa" portatrice di valori di dialogo, di pace, di
non-violenza, di rispetto, atti a fornire maggiore consapevolezza e
pensiero critico, in particolare tra i giovani, tra le nuove
generazioni, specie in momenti delicati come gli attuali». Da una decina
d'anni, Aiviter ha un sito (e ora è anche su Facebook) dove si può
accedere a video e documentazione prodotta sui fatti italiani e sui
connazionali rimasti vittime di attentati nel mondo.
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